Al MANN la mostra sugli ASSIRI conquista tutti
Scritto da Redazione il 4 Luglio 2019
Un suggestivo percorso ad anello, che diviene un viaggio nella storia alla scoperta di una grande civiltà antica: se è quanto mai attuale il dibattito sulla tutela dei beni culturali in aree di crisi, la mostra Gli Assiri all’ombra del Vesuvio, in programma al MANN fino al 16 settembre, punta simbolicamente i riflettori sulla regione dell’Assiria, che rappresentava la fascia territoriale dell’alto Tigri in corrispondenza della parte settentrionale dell’odierno Iraq.
Su quel lembo di terra, dall’Ottocento in poi, si concentrarono le ricerche di intellettuali ed antiquari, che gettarono le basi per la costituzione di una moderna koinè di studiosi internazionali: tale modello sinergico appare replicato, in maniera suggestiva, dalla rete di collaborazioni che hanno portato alla realizzazione dell’esposizione “Gli Assiri all’ombra del Vesuvio”.
Il progetto scientifico, promosso dal MANN e dall’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, ha selezionato oltre quarantacinque reperti, provenienti, tra l’altro, da British Museum, Ashmolean Museum, Musei Vaticani, Museo Barracco, Musei Civici di Como e Musei Reali di Torino: fulcro dell’allestimento, i calchi ottocenteschi, appartenenti alle collezioni del MANN e non esposti da molti anni.
In tre sale (dalla 90 alla 93, in prossimità della Meridiana), i visitatori sono condotti a scoprire, in un iter circolare, i tre palazzi che furono il centro del potere e della cultura degli Assiri: si parte dalla ricostruzione del palazzo di Nimrud, in cui erano collocati i rilievi originari di cui il MANN presenta i calchi; si passa, poi, a Ninive, per affrontare i temi dell’imperialismo e della guerra contro gli Arabi e contro l’Elam; infine, si “entra”, simbolicamente, nelle sale del palazzo di Korsabad, dove viene presentata la testa di Sargon II, proveniente dai Musei Reali di Torino, per esaltare, appunto, il motivo del potere del sovrano.
“L’impero assiro rivive al Museo Archeologico di Napoli in tutto il suo splendore parlandoci di eredità profonde – dichiara il direttore Paolo Giulierini – ‘Assiri all’ombra del Vesuvio’ è una mostra preziosa, fortemente voluta dal MANN con il coordinamento dell’Università degli studi di Napoli L’Orientale, per fare luce sul patrimonio di calchi di ortostati i cui originali sono ora conservati presso il British Museum. Ci furono tempi infatti in cui il nostro Museo ambiva a rappresentare tutte le civilta’, come testimonia anche la presenza della collezione egizia. Oggi in un clima di rinnovato slancio internazionale, e in attesa del riallestimento definitivo, dal MANN emergono opere che ci parlano di storie apparentemente lontane nel tempo e nello spazio rivelandosi veicolo eccezionale di connessione tra i popoli in un mondo globalizzato”.
Il contributo della tecnologia e l’idea di un allestimento che coinvolge i ‘cinque sensi’ rendera’ l’ esperienza del visitatore totalmente immersiva: conoscenza,innovazione e divertimento possono coesistere in una mostra.
Infine, una riflessione. Lavorare sulla storia dell’Assiria significa accendere un riflettore su un’area molto sensibile del Medio Oriente, la Siria, l’Iraq e l’Iran, paesi che per la posizione strategica e la presenza di petrolio hanno subito guerre, devastazione di musei e distruzione di siti archeologici . Seguire con attenzione tutto quanto attiene il patrimonio culturale in pericolo, come già accaduto con la realizzazione del forum e del volume ‘Archeologia Ferita’, deve far parte della nostra missione.
Un approfondimento ad hoc è riservato, naturalmente, alla storia dei calchi ed alla loro inclusione nelle collezioni del MANN.
I calchi furono realizzati da Domenico Brucciani per riprodurre i rilievi neoassiri, rinvenuti nei palazzi di Assurnasirpal II (883-859 a.C.) a Nimrud e di Assurbanipal (668-630 a.C.) a Ninive, e conservati oggi nell’Assyrian Basement del British Museum di Londra: qui è raccolta una vera e propria summa della cultura assira, perché i rilievi, databili dal IX al VII secolo a.C., decoravano i palazzi dei sovrani e costituivano la parte iconografica di un significativo fenomeno di propaganda politica ante litteram, volta a celebrare le gesta dei regnanti.